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Quando parliamo di porti, nel nostro caso di porti romani, ci riferiamo solitamente ad ancoraggi temporanei o ad ormeggi da cui il carico veniva caricato o scaricato. Nella maggior parte dei casi, il porto non era la destinazione finale, ma il carico da lì continuava il suo viaggio verso l’entroterra grazie ad altri mezzi, su strada o acqua.
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La grande varietà di merci che veniva trasportata via mare ogni anno richiedeva vari tipi di navi. Una nave che trasportava grano avrebbe dovuto soddisfare requisiti diversi rispetto a una che avrebbe dovuto trasportare legname, anfore o blocchi di marmo (vedi “Il marmo per Roma”).
Molti artisti però copiavano ropere fatte da altri senza conoscere o avere mai visto personalmente una nave, e senza l’intenzione di riprodurla il più fedelmente possibile. Di solito, il messaggio che l'immagine doveva trasmettere era più importante della corretta rappresentazione della nave in sé. In questo articolo vogliamo esaminare uno dei più importanti “cataloghi” di antiche navi da carico romane giunti fino a noi, grazie a cui possiamo classificare il tipo di nave che troviamo su un'immagine o di cui esaminiamo il relitto. Inoltre, vogliamo analizzare alcune ben note e famose immagini di navi che sembrano particolarmente accurate, per analizzarne la verosimiglianza con la realtà.
Il mosaico di Althiburus
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Nel 1895, in una villa romana vicino all'antica città di Althiburus (nell’attuale Tunisia), è stato rinvenuto un mosaico su cui sono raffigurate e denominate numerose navi. Evidentemente, all’epoca, serviva per distinguere tra i vari tipi di imbarcazioni.
Il mosaico di Althiburus risale al III secolo d.C. e dimostra una conoscenza nautica quasi scientifica, evidente nelle 25 diverse imbarcazioni rappresentate in modo essenziale, riportante ciascuna il corrispondente nome in latino o in greco. Lo storico e archeologo francese Paul-Marie Duval ha poi numerato e descritto i singoli vascelli. Secondo gli esperti, il mosaico è uno dei cataloghi di navi mercantili romane più completi ed accurati che ci siano stati lasciati dagli antichi latini3.
I Modelli
1 e 2 Corbita – grande nave con prua e poppa simmetriche, tondeggiante, con scafo alto, un albero centrale e una artemon (vela di prua) di solito fissata lateralmente.
Questo tipo di nave, la più comune per il trasporto commerciale, fu adattata per il trasporto marittimo pesante ed appartiene alla vasta famiglia delle naves onerarie (navi da carico di grandi dimensioni, che erano anche utilizzate per movimentare le truppe).
3 Ponto – grande nave mercantile asimmetrica con la chiglia che si estendeva oltre la prua, due alberi e senza remi. Probabilmente originaria della costa meridionale della Gallia.
18 Ponto, in versione canoa di 3.
4 Cladivata – grande mercantile asimmetrico a due alberi, senza remi, relativamente sottile e con una superficie velica più grande del Ponto.
5 Catascopus (o catascopiscus) – nave da scorta con vela, remi e una prua molto prominente. La nave rientra nella categoria delle navis speculatoria (navi da ricognizione) usate di supporto alla flotta da guerra e in attività di polizia marittima.
6 Hippago - nave simmetrica per il trasporto di cavalli. Era a remi, con una chiglia spigolosa ed il fondo piatto, adatta solo a navigare in acque interne.
7 e 8 Tesseraria – imbarcazione leggera e veloce, che poteva essere simmetrica (7) o asimmetrica (8).
9 Celes (o Celox) – barca a remi veloce e leggera utilizzata come corriere tra le navi della polizia marittima o della flotta bellica.
10 Musculus – barca a remi piuttosto corta con prua appuntita, che fendeva l'acqua come un musculus (cioè come un topolino).
11 Myoparo – nave leggera e pontata, con vele e remi, e un piccolo albero inclinato verso prua. Una sorta di fregata di medie dimensioni spesso utilizzata dai pirati.
12 Prosumia – piccola nave con prua appuntita, remi e un piccola vela collegata allo scafo da sartie. Probabilmente era utilizzata come nave da ricognizione e per il trasporto di passeggeri.
13 Actuaria 4– galea mercantile con vele e remi, utilizzata per collegamenti veloci. La nave era dotata di 30 o 50 remi. A volte veniva utilizzata a scopi militari.
La actuariola era una piccola actuaria dotata di 10 remi.
14 Ratis 5 – in origine era una zattera, poi divenne una essenziale barca a remi larga, piatta e senza ponte.
15 Stlatta – grande imbarcazione fluviale.
16 Vegeiia – grande barca allungata, forse di origine gallica. Raramente era attrezzata a vela. Probabilmente era usata solo localmente.
17 Placida – barca da diporto con remi, adatta ad acque calme. Aveva forma allungata, la prua rovesciata e lo scafo arretrato.
19 Cydarum – imbarcazione asimmetrica per la pesca o il commercio, risalente ai dai primi secoli d.C. 6
20 Horeia - grande barca appuntita con poppa a specchio, utilizzata per la pesca o il trasporto di merci. Esisteva sia a remi che a vela7.
21 Celox (o Celes) – imbarcazione militare veloce e leggera a remi, utilizzata come corriere tra le navi della polizia marittima o della flotta bellica.
22 Celsa - barca a remi leggera, simile al Celox, ma con una poppa molto alta.
23 Paro - imbarcazione leggera, probabilmente a propulsione mista, spesso utilizzata dai pirati, poco menzionata dagli antichi scrittori, cosa che ne prova la scarsa diffusione.
24 Amphora ship (senza nome specifico) - nave lunga dal pescaggio minimo, con una silhouette che ricorda una nave dolia8 . La parte superiore del carico era costituito da anfore.
25 Aperta - battello o mercantile aperto, o comunque nave tipo non definito..
E’ bene prendere “con le pinze” le descrizioni qui sopra. Fin troppo spesso le antiche navi erano disegnate con scopo decorativo più che descrittivo. Per questo motivo l’elenco illustrato del mosaico di Althiburus è spesso affiancato all’elenco stilato da Aulus Gellius 9, scrittore e linguista romano che menziona dieci comuni tipi di imbarcazioni. Corbita, Ponto e Actuaria, che spiccavano come navi da carico molto comuni nel Mediterraneo. Sempre nel Meditarraneo c’erano però anche navi non utilizzate per il commercio internazionale, come il Paro ed il Mioparo, che invece sembra fossero preferiti dai pirati, per combattere i quali erano usati il Catascopus (o Catascopicus), Celox (o Celes) e Prosumia. Hippago e Horeia (o Horiola, il suo diminutivo) avevano uno scopo molto specifico, mentre Ratis (o Ratiaria, la versione più grande), Cydarum, Slatta e Placida erano usate sia in mare che per la navigazione in acque interne o fiumi.
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A sinistra probabilmente è raffigurata una Cladivata e a destra una Corbita.
I Graffiti Di Cucuron
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Negli anni '80 del ventesimo secolo, nella città francese di Cucuron, nella cosiddetta casa gallo-romana Villa Viély, furono effettuati degli scavi. Al primo piano fu rinvenuto un graffito che rappresenta una nave mercantile di tipo Corbita. Il graffito, inciso con un ago secco su una parete intonacata di ocra rossastra, risale agli anni '70 d.C. e fu considerato dall'archeologo marittimo francese Patrice Romey come "un'opera eccezionale, che occupa un posto speciale o addirittura unico tra i tanti graffiti di navi presenti nel mondo antico" 11.
Sebbene la villa - lontana da un contesto marittimo o da un fiume che l’imbarcazione raffigurata avrebbe potuto navigare - sia stata solo parzialmente riportata alla luce, non vi è alcuna indicazione che gli ambienti fossero sin origine destinati a riunioni tra armatori o marinai. Al contrario, ci sono fondati motivi per credere che questo graffito derivi da una passione privata del proprietario. Le ricerche hanno dimostrato che la villa, costruita come già detto nel primo secolo d.C. soffrì da subito di umidità al piano terra, e questo presto costrinse gli abitanti a spostarsi al primo piano. Il graffito ha quindi a che fare con l’uso che del primo piano faceva la famigla. Inoltre, la stanza in cui il graffito è stato rinvenuto ha dimensioni ordinarie, che non consentono di ipotizzare che al suo interno si svolgessero cerimonie o ricevimenti.
In base ai 525 frammenti ritrovati, sembra che il graffito fosse racchiuso in un pannello alto 170 cm e largo 107 cm. In una delle stanze adiacenti sono stati rivenuti frammenti di un graffito contenente una seconda nave, eseguito nello stesso stile e con lo stesso livello di dettaglio. Sfortunatamente, i frammenti recuperati sono troppo pochi per poter tentare una ricostruzione.
Siamo quindi di fronte ad un programma iconografico che esprime un unico tema: navi slegate da un contesto narrativo, create con una tecnica artistica – l’incisione - popolare e spontanea, che le trasforma in immagini raffinate destinate esclusivamente al piacere del padrone di casa.
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La nave di Cucuron è più o meno simmetrica ed appartiene alla grande famiglia delle Corbitae. Ma se la si mette a confronto con la nave Europa (fig. 7) si nota immediatamente la differenza tra i due soggetti. Mentre l’Europa, descritta con rapide pennellate, raffigura sinteticamente la nave e il suo equipaggio in una scena di vita quotidiana, la nave di Cucuran si discosta deliberatamente da questo stile vivace e popolare.
Come tutti i graffiti, la nave di Cucuron utilizza linee e ombre per descrivere elementi ben riconoscibili, ma cerca di raggiungere l'armonia soprattutto grazie al gioco di simmetrie ed il ritmo, che - secondo Patrice Pomey - "le conferisce un carattere proprio all'interno di una tecnica espressiva dominata dalla spontaneità" 12.
Il dettaglio e la qualità della rappresentazione di Cucuron ne fanno un’opera eccezionale, che attualmente non ha eguali nel mondo antico.
La domanda è: in quale misura il graffito Cucuron è una verosimile? Sulla base delle analisi, sembra che diversi elementi siano stati riportati realisticamente, mentre altre parti del graffito siano state distorte o addirittura inventate nel tentativo di stilizzarne la forma.
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In un prossimo articolo descriveremo l’analisi esatta del graffito. Possiamo, tuttavia, concludere che questa grande incisione sia estremamente ben fatta e di raffinatezza eguagliabile ad un quadro.
Ci potremmo chiedere perché mai il proprietario della casa non abbia semplicemente decorato il piano superiore della villa con affreschi, visto che ben 141 frammenti di intonaco dipinto (con candelabri e motivi geometrici) sono stati scoperti nella residenza stessa. Probabilmente la risposta è: una "classica" scena navale, come quelle che trasformano fredde pareti in sontuosi paesaggi marini, avrebbe avuto sicuramente grande effetto su un pubblico di amici, ma non sulla mente del proprietario. Egli aveva probabilmente fatto (o fatto fare) il graffito per mostrare la sua conoscenza delle navi, anche se, comunque, molti particolari o l'assenza di elementi importanti delle manovre, dimostrano come la sua conoscenza non fosse così approfondita. Il graffito di Cucuron sembra illustrare le fantasticherie di qualcuno che di navi ne sapeva poco.
Senza essere in grado di dire molto al riguardo, è indubbiamente per sé stesso che questo proprietario terriero affascinato dalle navi aveva, all’interno della propria casa, questa grande opera.
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Lo Scivolo Di Alaggio Di Cabrières-d'aigues.
Come già accennato, molti pescherecci non potevano trasportare direttamente il carico da un porto alla sua destinazione finale. Il carico doveva essere scaricato sulle banchine e immediatamente (o successivamente) trasferito su navi più piccole, che potevano essere piccole barche a vela o a remi o anche navi “tonneggiate” (cioè trainate da terra) da asini o uomini.
A circa 10 km a nord-est di Cucuron, a Cabrières-d'Aigues, ai piedi meridionali di Luberon, nel 1886 furono trovati i resti di un monumento funerario romano del II o III secolo d.C.
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Nella figura 10 vediamo una barca, che trasporta due barili, tonneggiata da tre halciarii (barcaioli), dei quali solo il disegno di 2 è arrivata fino a noi, sotto una esposizione di anfore.
L’intera scena emana un'atmosfera di reale immediatezza. Come interpretare questo bassorilievo? Come una reale rappresentazione di vita quotidiana? Oppure come qualcosa di simbolico fatto per enfatizzare l’operato di qualcuno, magari il mestiere che il proprietario della tomba aveva svolto??
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Il bassorilievo ci mostra una barca robusta, adatta a trasportare materiali su acque difficili, di stazza appena sufficiente ad imbarcare due barili. I 2 halcarii sono resi in modo molto realistico, con i volti barbuti che esprimono un notevole sforzo. Il marinaio che tiene direttamente il timone conferma l'idea di una piccola imbarcazione il cui equipaggio, così come i 2 barili, sembra rappresentato nella stessa verosimile scala. Solo il grosso albero di tonneggio sembra piuttosto sproporzionato.
Ci sono diverse versioni di questo tipo di nave da trasporto locale. La piccola imbarcazione del bassorilievo di Cabrières-d'Aigues potrebbe essere un linter 17. Sebbene il bassorilievo sembri abbastanza realistico, sorgono alcune osservazioni sulla funzionalità della sua forma. La curvatura molto pronunciata del fondo della barca non sembra renderla adatta a navigare sulle acque basse di piccoli fiumi o canali, in cui sarebbe stato molto più adatto un fondo piatto.
Tonneggiare un'imbarcazione così robusta ma poco carica poteva essere facilitato da una veloce corrente, ma le botti sembrano troppo alte in rapporto al centro di gravità dello scafo, e avrebbero reso tutto instabile o persino pericoloso.
Sulla base di questi elementi, possiamo concludere che la barca di Cabrières-d'Aigues, sebbene sembri rappresentata in modo accurato, nella realtà doveva essere molto diversa.
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In contrasto con la barca di Cabrières-d'Aigues, un’altra nave, la cui raffigurazione è andata quasi interamente perduta, rinvenuta ad Arlon nella tomba di un commerciante (vedi figura 12) mostra una pila di botti organizzata come si usa ancora oggi nelle cantine vinicole, con la pancia di ogni barile incuneata tra le 2 della fila inferiore. La barca non sembra molto grande, eppure riesce ad imbarcare molte botti.
Un confronto tra i 2 disegni rende probabile che la nave di Cabrières non trasportasse solo coppie di barili, ma lotti più grandi che l’artista ha voluto simboleggiare disegnandone solo due.
Anche dal semplice punto di vista economico, è difficile immaginare che un vettore potesse impiegare quattro uomini per trasportare soltanto due barili. Li si sarebbe potuti caricare su un mulo accompagnato da un cocchiere, ad un costo molto inferiore. "Il carico di una chiatta media (10 tonnellate) corrisponde al carico di 30 carretti trainati da quasi 300 muli", afferma François de Izarra 19.
Anche se la nave di Cabrières probabilmente aveva una capacità inferiore a 10 tonnellate, comunque il trasporto via nave era notevolmente più più economico di quello su ruote.
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Traduzione Italiano: Elisa Segreti
- Fonti
- - Romain Sauterel-Iconographie romaine majeure de la navigation en Gaule narbonnaise et dans le bassin rhodanien, Lausanne 2019
- - Patrice Pomey-Le navire de Cucuron. Un graffito décoratif
Note- 1: Collezione Musei Capitolini, Roma (III secolo a.C.)
- 2: Paul-Marie Duval (Paris 1912-Versailles 1997), Mélanges d’archéologie et d’histoire, tome 61, 1949, p. 119-149.
- 3: Gauckler-Monuments et mémoires de la Fondation Eugène Piot, tome 12, fascicule 1, 1905, p. 145
- 4: Il termine actuaria viene generalmente usato per qualsiasi imbarcazione marittima.
- 5: L’essenzialità di questa nave ha fatto si che, col tempo, il nome venisse universalmente usato per riferirsi ad un'ampia varietà di imbarcazioni fluviali, come le chiatte utilizzate nei porti fluviali, le chiatte a basso pescaggio con albero di tonneggio da usare sui corsi d'acqua difficili, o anche le piccole imbarcazioni usate per collegare le due sponde di un fiume.
- 6: Cydarum è diventato probabilmente un nome generico, almeno a livello locale, per indicare barche a otto remi oppure navi leggere con vele e remi.
- 7: L’archeologia navale ci dice che queste horeias furono costruite in numerose versioni che variavano in lunghezza 6 a 15 metri circa.
- 8: Dolium (plurale: dolia) - Grande vaso in ceramica ovale con cui si trasportavano merci (soprattutto vino).
- 9: Aulus Gellius (130-180 a.C.), Le notti attiche, libro X, capitolo XXV, 5.
- 10: SStatio 23: i battellieri e commercianti di Syllectum (Tunisia).
- 11: Patrice Pomey (1943 – 2021), « Le navire de Cucuron. Un graffito décoratif » - 1993, p. 149.
- 12: Pomey, 1993, p. 152.
- 13: Graffito da Pompei (casa della nave Europa). Disegno di Pomey, 2005, p. 67.
- 14: Ricostruzione archeologica da Freire e altri 2007, pl. VII.
- 15: Modello estratto da: Bonino 2015, p. 45.
- 16: Musée Lapidaire d'Avignon.
- 17: Una nave di origine gallica menzionata in letteratura e usata per la navigazione in acque interne.
- 18: Foto estratta da Marlière Elise, L’outre et le tonneau dans l’Occident romain, Mergoil, Montagnac, 2002, p. 125.
- 19: Izarra 1993, p. 81.
- 20: La nave, chiamata Mandirac 1, (relitto) viene tonneggiata lungo il fiume Aude.