AQUAE TAURI: AGGIORNAMENTO SUGLI SCAVI
Un rapporto da Luca Seidenari
Anche nel 2018, c'è stata una campagna di scavo. Per conoscere meglio la situazione degli scavi al sito archeologico di Aquae Tauri abbiamo effettuato una intervista al coordinatore del cantiere Stefano De Togni, che ringraziamo per la disponibilità e la collaborazione.
Questo è il secondo anno della campagna di scavi ad Aquae Tauri. (leggi anche:"Äquae Tauri, il progetto Acheloous "). Il Progetto Achelous è una missione dell'Università di Bologna e della Sapienza, prima università di Roma. È diretto dal professor Massimiliano David in collaborazione con la professoressa Francesca Romana Stasolla, che è anche responsabile della direzione degli scavi al sito archeologico medievale di Leopoli/Cencelle (leggi anche:"Cercando Centumcellae")
Spiega Stefano De Togni: "Lo scorso anno abbiamo iniziato la campagna di ricerche con una vasta prospezione geofisica. La ricerca magnetometrica ci ha restituito l'immagine di un'ampia area edificata con tracce di strutture antiche, in cui spicca un grande terrazzamento artificiale diforma rettangolare. Così abbiamo effettuato un primo saggio stratigrafico che ha permesso di confermare sostanzialmente i risultati delle prospezioni.
Quest'anno abbiamo raddoppiato la superficie dell'area in esame, concentrando la nostra attenzione su un ambiente che misura circa 7 x 4 m, chesi trova lungo il lato meridionale della grande struttura rettangolare. Questo ambiente era in origine una bottega/officina, come è indicato dalla soglia con incasso tipico per le tavole di chiusura. Lo stato di conservazione attuale è quasi ovunque al primo filare delle pietre dell'alzato: dopo il crollo molti materiali sono stati portati via per essere usati altrove. Lo scavo ha permesso di documentare livelli databili al V secolo d.C., riconducibili al periodo di ultima frequentazione dell'edificio.Tuttavia, l'impianto originale sembra databile alla prima epoca imperiale.
Il grande terrazzamento artificiale individuato con le prospezioni, di circa 150 x 100 m, regolarizzava la sommità di questa collina, ed era certamente in connessione con la grande vasca nella quale veniva convogliata l'acqua calda (53°) che sgorga ancora oggi dal sottosuolonelle vicinanze. Sono state trovate anche tracce di una fistula plumbea (tubo di piombo) che serviva per miscelare acqua fredda con la calda per renderla sopportabile a coloro che vi si immergevano.
Era presente anche un sistema di scarico molto elaborato ed efficiente, che potremmo definire “a sfioramento”. È stato documentato uno stretto canale lungo tutto il perimetro della vasca, dove l'acqua tracimava e defluiva. La forma degli scalini piuttosto rotondeggiante è determinata dalle concrezioni calcaree formatesi nei secoli: originariamente gli scalini erano squadrati, come si può vedere dove mancano le concrezioni. La vasca era all’interno di un vano rettangolare voltato con nicchie (semicircolari e rettangolari).
L'ingresso nella struttura avveniva da una porta di dimensioni ridotte per non far disperdere il calore della sala.
Si deve immaginare la grande volta a botte piena di vapore caldo con l'acqua di condensa che ricadeva in forma di goccioline.
È interessante notare che le fondazioni sono tagliate nel banco roccioso, secondo una tecnica costruttiva documentata anche negli altri edifici indagati .Considerando le strutture e i materiali rinvenuti nello scavo si può certamente pensare all'uso di questo edificio per tutto il corso dell'età imperiale. Questo luogo leggendario è citato, tra l’altro, nel "De reditu" di Rutilio Namaziano all'inizio del V secolo d.C., ma sappiamo ancora troppo poco. Siamo dunque all'inizio di un lungo e difficile lavoro da continuare nei prossimi anni.